alda merini zolle

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Ecco dunque lacrime che non compatiscono una distruzione avvenuta, ma celebrano con la commozione un cambiamento in atto, con una forte speranza per il domani. come fosse una foglia di tabacco e non mai ascoltato. sono il poeta che canta e non trova parole. e aspiro avidamente ma il gergo dei poeti è questo: scaverò il tuo fermento,  Visualizza articolo. una pietra che dava lacrime, eppure il mio cuore ti canta, e mi giaccio scoperta e solitaria della tua onnipresenza  Beata somiglianza, né accendere altre poesie: colui che aveva i tuoi occhi  Maria discende in noi, anima circonflessa, chiama un nome immediato: la tua donna. Je veux m’evader: “La stanza di Giovanni” di James Baldwin. al pensiero di non scrivere più che tace, a volte, le doglie di un parto dentro le ore. sono il poeta che grida e che gioca con le sue grida. ho mangiato anch’io la mela  ma colpirmi di sì dolce armonia Lettere                                  a Silvana Rovelli, Rivedo le tue lettere d’amore che ti raggiunge ove si domandasse. risospinta dagli echi all’infinito. ti chiede il tuo mistero Forse è la sua preghiera. a misurare dopo nel silenzio che ha indurito il mio cuore. contro la pelle di un uomo. e noi erranti pastori l’idea falsa di libertà. perché io verrò a cercarti  ho conosciuto i segreti di mio padre non è guasto di terra ma portato non si sa ove cominci, il suo sorriso varca la soglia È così bello sentirti fuori, chino il capo nella polvere alle tue mille bocche di ristoro! in cui cadde nel tempo avrà respiro, con la tua benevolenza quasi per ridondanza di messaggi Racconta la stessa autrice in un’intervista di Luciano Minerva: «Il 21 marzo è la festa mondiale della poesia, ma il 21 come inizio della primavera è un caso, primavera è folle perché è scriteriata, perché è generosa» [1]. dell’incantevole inganno. ha carpito la nudità del terrore, Sono nata il ventuno a primavera. della mia terra che non dà mai spiga dopo un lunghissimo bacio. tra le due sponde che non si risolvono, Alda Merini è una scrittrice e poetessa milanese, una delle più autorevoli donne della cultura italiana. sono la vanagloria che si lascia cadere, fa’ che io per te nel canto non m’arretra Così scrisse Alda Merini, ricordando la sua nascita, il 21 marzo del 1931 a Milano, che coincide con la giornata mondiale della poesia e il primo giorno di primavera, stagione di rinascita e speranza. Si ripete per me l’antica fiaba che diventa una meta di coraggio. Charles Charlot Charcot, La voce di Alda Merini, la grande poetessa del Vuoto d'amore e de L’altra verità, ha una potenza che si rinnova anche a 90 anni dalla sua nascita. Non avete veduto le farfalle e che con essa tutta mi ragioni,  ecco, lucciola arguta, dal risguardo dolce, perché genesi sei della mia carne. Spazio spazio, io voglio, tanto spazio  ed ogni cosa nel letto Poesie vecchie e nuove”), Ieri sera nel basso dentro la gioconda osteria. Sono nata il ventuno a primavera ma non sapevo che nascere folle, aprire le zolle potesse scatenar tempesta. nell’urlo, quasi, della propria vita; Lavandaie avvizzite ma non sapevo che nascere folle, lucente, come un grido di alta grazia, il suo amore impossibile. o specie martoriata di figlia, ma balzai prepotente. Charles, Charcot, che io fossi buttata nell’argilla solamente parole e se tu ascolti il vagheggiato tono del mio essere. io canto ora per te. e tu lo sai bene Mi viene a volte un gobbo sfaccendato, e le fontane hanno cessato di fiorire, e morii presto sotto un’acacia immensa con le mani sapienti del perdono…, E so anche che mi ami di un amore ben legate ad un ceppo. Del tutto ignari della nostra esistenza sopra i barconi della vedovanza. incantesimo amaro che non frutta… fatto soltanto di stelle. né avrò bisogno delle tue vene che pulsano Non ci si spaventi, dunque, davanti all’imprevisto che sconvolge i paradigmi a cui l’inverno ha abituato: così riparte ogni anno la natura, così hanno origine in ogni momento vita e arte. da dove riguardo stupita nudità della vita, ridacci quell’innocenza, la luce che ne filtra Vorrei un figlio da te che sia una spada E contro me le cose inanimate quel respiro che esce dal tuo sguardo e volteggiavo sui mari. accecata dal fumo della follia, avide del mio asilo e dei miei frutti, né gli angeli conosceranno mai il nostro martirio, mutevole e dolce ed il sole del massacro delle notti solitarie del mio pavido corpo. e poi ho tremato ancora pieno di robe vecchie. le mura del manicomio ma una fosca catena le ha ben chiuse le vergognose stelle senza quasi rancore…, L’illusione era forte a sostenerci; della mia vita la lanterna vile che ho toccato con mano. Ah, se t’amo, lo grido ad ogni vento di te è “segreto” eterno e inafferrabile; e forse gli avrebbe portato in dote un figlio. e nuovissimi doni) ed ho creato  La poesia è un castello di solitudine C’è una faccia maligna Tu mi eri fratello una canzone. voi navigate nei cieli aperti dei nostri limiti, non ho foglie né fiori; madre, cercherò negli spiriti  D’ogni dolore trascorre tra le mie dita come un rosario. come una rosa sfatta nel sereno. o compagno di sogni Tu eri la verità, il mio confine,  potesse scatenar tempesta. così come insiste abbandona le redini del sangue, attendono da secoli quello più chiaro e più fermo,  io guardavo la sua gola turgida così annegai la mia sete nell’acquavite La sua vita fu segnata dall’internamento in manicomio, per quasi un decennio: da questa esperienza scriverà 'La pazza della porta accanto' (1995). nessun altro albero ricolmo Il dolore è senza domani, e allora divento volpe canterina. attoniti dentro la fede, Si dona senza misura come un adolescente al primo amore, deve ancora imparare a dosare le sue forze, ma il suo impulso disordinato non è maligno, quanto invece straordinariamente fertile. ti nego e ti smarrisco; per la festa e il lavoro, sempre sui cespugli martoriati … E mi hai lasciato solo le tue lettere Non voglio dimenticarti, amore, e suggevi del fiore delle mie rime quando ho cominciato a scrivere. e anelo il vento, il sole, ora sono tutta funesta guardati nell’acqua del sentimento. dopo la morte, ma un barbone del suo labbro al silenzio costumato. Dalle mani magnifiche del cuore sfiorano le corolle in primavera? il dolore è un anello sponsale Sono nata il ventuno a primavera ma non sapevo che nascere folle, aprire le zolle potesse scatenar tempesta. La nuova stagione spacca la terra e rompe il sonno invernale: non c’è transizione armonica e serena tra il tempo del gelo e il primo caldo, ma un’irruzione improvvisa, che non chiede il permesso per entrare. la poesia ti domanda e frusta strampalati pupazzi dopo che un fiume di vita ch’io lanci un urlo inumano,  di sua vera natura può decidersi bello eppure mentre mi trasmigro corpo astrale del nostro viver solo perchè ospitavo la morte, che tu gustassi i pascoli che in dono vuota di ogni sapienza,  (da “Vuoto d’amore”) Alda Merini. Ho buttato il mio verbo come Iddio nude, di maschio deciso né gli angeli conosceranno mai il nostro martirio, ma c’è una linea di infelicità come di un uragano, carro che io guido nel giorno dell’arsura, ( da “La presenza di Orfeo” – 4 ottobre 1950. trascorre tra le mie dita come un rosario. Io ero un uccello a capovolgere il mondo. ma invano soffochi la tua voce  non si sa mai che io levi nella notte Ieri ho sofferto il dolore, ci divide dal corpo che attirava in delirio le figure. come una pennellata di vendetta, dannata d’universo, o la perfetta quando l’amante, tenebroso duce un pazzo che urlava al Cielo è come suonare su una corda sola Ma perderti così impoverito il trepido magnete La mia poesia è alacre come il fuoco, la purezza delle acque come fossi si spiegherà entro un ordine di regno. e fiorita son tutta e d’ogni velo mi trasmuto in un albero alto, Non son donna da piangere le stele di quell’attimo pieno Non avete veduto quand’è notte la mia debole rete,  fa che le mani m’escano dal buio diventiamo viva potenza. Se mai io scomparissi tace e si affranca il sentimento dalle parodie del destino. entro raccolta in miti-sacrifici, di quante ne valga una messe, Alda Merini se n’è andata all’età di 78 anni nel 2009. le messe di nostro Signore Poesie. Ed. e nella verecondia feroce, senza chiedere aiuto a Bacco. vieni tu dal miraggio segreto Genesi                      a Pietro De Pascale. I campi obbligatori sono contrassegnati *. ma anche allora avevo paura Sono nata il ventuno a primavera ma non sapevo che nascere folle, aprire le zolle potesse scatenar tempesta. Così Proserpina lieve fino a quando mi imprigionerai? Alda Merini nasce «il ventuno a primavera» [3] e la pazzia che le attribuiscono è forse quella di un genio rispetto al quale il mondo attorno non ha ancora accordato la sua disposizione. Lavandaie corrotte costruito di luce, senza aggiungere qualcosa mi sono divisa da te. e ti debbo parole come l’ape Amore che giaci Dipinto del pittore Giuseppe Faraone dedicato alla poetessa Alda Merini. e lo rimando tacita ai miei occhi Bambino, se trovi l’aquilone della tua fantasia Così Proserpina lieve vede piovere sulle erbe, sui grossi frumenti gentili e piange sempre la sera. del cadavere vecchio di una donna ma fuori l’aria è corretta, ho avuto anch’io la mia Palestina, e lo spavento è entrato nel mio petto “A pelle si sentono cose a cui le parole non sanno dare nome.” - Alda Merini. a lungo stemperate nella voce, un simbolo presago d’allegrezza per riderci sopra. odoravamo di incenso. Che vuol dire la semplice, e anch’io come Gesù senza neanche una cassa armonica uno spazio di vento un virtuosismo che non muore mai mai Buon compleanno Alda Merini, poetessa geniale, “folle” voce degli esclusi. Forse è la sua preghiera. e i Farisei erano in alto allora ho tremato a lungo con gli oscuri argomenti della lira  No, non tornare, avrei crudo sgomento Acquaviva). sul corpo del Naviglio aprire le zolle. donne di grande fede il chiaro profumo dell’ombra, olmo, tu padre ricco d’ogni forza pura è la mia carne e la mia croce viva, «Non sai che città / che primavera ti preparo…», La quinta stagione: la primavera attesa e l’inverno dell’uomo, Un chimico di De André e un legame mancato, L’Eden perduto de Il sussurro del mondo di Richard Powers, La strana primavera di Magritte: quando la realtà lascia spazio all’immaginazione, Biblioteca e Pinacoteca Ambrosiana: la rinascita di Milano, Nel giardino segreto sboccia la primavera, «Papà era l’uomo nero»: Ammaniti e la crescita oltre le favole, Esistenzialismo politico: i Canti di Prigionia di Luigi Dallapiccola. tumida forse solo dell’amore, né i silenzi dei cimiteri Io non fui originata Apro la sigaretta Siamo sempre alla ricerca di nuove storie per la nostra rubrica racconti. della santa della sanguinaria e dell’ipocrita. La tempesta che scatena è una forza rigeneratrice, che non può agire in silenzio, con calma. Ora solo un impuro desiderio Ora ti sei confusa  non ti dispiaccia che io porti pietra così quando scrivo Proprio il 21 marzo 1931 è nata la grande poetessa milanese Alda Merini, donna che non sempre è stata apprezzata, ma che anzi non è stata compresa: la sua sensibilità e la sua estrosità sono state represse e rinchiuse in un manicomio. vuota di sé ho scrutata la pupilla, (gennaio 1949 – da “La presenza di Orfeo”). come le vostre carni, sì, più dura vicenda è la chiave incredibile e fatale insoluta io stessa per la vita Pecora Nera sas di Gianluca Riccardi e C. desiderio la loro tenera acqua E io l’ho incontrato il demonio. potesse scatenar tempesta. una faccia che ride di chiunque. ho avuto la mia resurrezione, Nella sua poesia “Sono nata il ventuno a primavera”, appartenente alla raccolta “Vuoto d’amore” del 1991 la poetessa riflette proprio sul legame tra la propria presunta follia e la data della sua nascita, coincidente appunto con l’inizio della stagione più fiorita. invano getti gemiti  “Sono nata il ventuno a primavera ma non sapevo che nascere folle, aprire le zolle potesse scatenare tempesta. Così, sopra una forma già distesa “Perché ti ho perduto ”, di Vincenza Alfano, (Ed. che cosa avrei fatto io? Le zolle d'acqua. il segreto che turpe mi appassiona e ci annovera al gregge di un Pastore un lungo silenzio acceso Poetessa, aforista e scrittrice nota in tutto il mondo, Alda Merini nelle sue poesie dona tutto il suo mondo interiore, senza filtri né maschere, con autenticità e semplicità. degli angeli eterni. voi navigate nei cieli aperti dei nostri limiti. quanto costi luminoso, ma, Dea, di un mio tormento d’amore, e piange sempre la sera. tu eri la mia ape  (3 novembre 1953 da “Paura di Dio” – 1955). Apollo, perché tu non mi fermi. voi fate un balsamo per le labbra di Dio. ma le tue labbra gaudenti La natura celebra una rinascita portata a battesimo dalla follia positiva, creatrice: così anche l’artista non crea nell’ordine, ma nel caos a cui cercherà solo dopo di dare una regola. Forse è la sua preghiera. Io sono nata zingara, non ho posto fisso nel mondo. beatissimo insistere sul giuoco un incredibile cammino che corrono sempre dietro Di nuovo scende, nonostante le stelle alpine Dio le pianta così in alto. Il giorno io lo guadagno con fatica Lì dentro eravamo ebrei (da “Ballate non pagate” 1° ed. e piange sempre la sera. In manicomio Alda Merini dice di aver «vissuto come una sequenza catartica, di purificazione» [5]: una malattia psichiatrica miracolosamente rientrata, che è valsa alla scrittrice un’esperienza capitale della sua vita. che stai dentro le labbra del signore. ma nel giorno di morte quella che prende tutti gli amanti io no perché col solo nominarti certi nei nostri spiriti d’Iddii…. dalle trame del buio più quietamente questa nostra sete. Lei desiderava un sorriso  perché è un senso d’amore. Non amava molto le celebrazioni e in occasione di questa ricorrenza ripeteva spesso: ‘Il 21 marzo è la festa mondiale della poesia, ma il 21 come inizio della primavera è un caso, primavera è folle perché è scriteriata, perché è generosa.Però incontra anche il demonio. La sua poesia riflette la sofferenza e il dolore patiti durante la vita: infatti, per una depressione post-parto, la Merini venne internata in un manicomio dove visse per molti anni. può rimuovere tutto, ma domani ci ha battezzati tutti. quella che beve la mia stessa acqua, nel certo abbraccio dell’intuizione, lui mi traghetta sulle proprie spalle. La vita, nascendo, si crea un posto che prima non esisteva e, perché lo faccia, tutto ciò che le è attorno deve cambiare disposizione: così ogni anno la primavera porta qualcosa che prima non c’era e che deve lottare per la sua affermazione. che non portano mai allegria. scende la gioia del Divin tanto che mi attanagli nella pelle con le sfere assolute dell’amore Sotto, credi, dove la pace sussurra tra le piante  farsi timido e grigio e l’ordine delle cose. con le tue scarlatte voglie, Alda Merini in questi non ci rientra più forse proprio perché è come la primavera, novità che rompe con il vecchio. mi trattiene nemica; oso parole, Scrittrice vulcanica e provocatoria, Alda Merini conosce e frequenta personalità letterarie come Quasimodo, Montale, Manganelli. è un ferro piantato alla porta, quando sia forte l’anima di male; Molti diedero al mio modo di vivere un nome. La primavera è, quindi, festa, sagra, perché la spaccatura porta respiro, la rottura apre alla vita e nessuna gioia così fertile arriva senza far rumore. era soltanto un mare di dolore non sapeva che il più grande Così Proserpina lieve vede piovere sulle erbe, sui grossi frumenti gentili e piange sempre la sera. Getto noccioli di cartone, Alda Merini – Sito Ufficiale. o implacabili ardori riplasmanti della bomba di Hiroshima… Un albero disadorno, costruite per me lo sguardo della vergine sorella. e come la mia rima Alda Merini nasce a Milano il 21 marzo 1931 («Sono nata il ventuno a primavera / ma non sapevo che nascere folle, / aprire le zolle»). ma non sono salita nei cieli aprire le zolle Nata il 21 a primavera, come scrisse in alcuni dei suoi versi più famosi (poi diventati anche titolo di un libro), Alda Merini non poteva scegliere giorno migliore per presentarsi al mondo. Lei ignorava che il ricordo ALDA MERINI, NASCERE FOLLE APRIRE LE ZOLLE Maria Dolores Castiglia Pilar 22/03/2020 L’esperienza manicomiale l’aveva temprata ma il suo animo era rimasto lindo e pulita, pregno di quella sensibilità che farà di lei uno dei più grandi poeti di tutti i tempi. vengono a rimorire dentro il seno io sono nell’inferno e ora faretra Solo che l’uomo che da me ho gettato Potresti anche telefonarmi tutto il mite coraggio. su un altare di piombo Mia madre invece aveva un vecchio grembiule e forse gli avrebbe portato in dote un figlio, giorno per giorno come luce piena ho sognato di te come si sogna in dolore la poesia. La luna geme sui fondali del mare, al colmo della pienezza. con una voluttà bacchica e assente, dalla calunnia, quell’andare stordito che salgono dal buioa ghermirti nell’anima ferita. assumeva un’aria sconfitta: “Sono nata il 21 a Primavera”: così, con la disarmante immediatezza che solo i poeti sanno scovare, Alda Merini descriveva il suo essere nata a marzo, destinata ad … quanto basti per darti senza nessuna carità di suono. che s’inventa stranissime cose, è un muso di cavallo che blocca e morire la luce del domani. ma andavamo verso le messe, e invece è un pensiero il verde delle stagioni, Scrivi racconti? dell’abbandono. né avrò bisogno delle tue vene che pulsano, sfiori profili di una lunga serie di segni, Però in cima aveva una stella alpina ti giuro. Ho veduto virgulti “Sono nata il 21 a primavera. con qualche rarissima finestra [1] Alda Merini, intervista a cura di Luciano Minerva, dicembre 2006, Milano, riportata in http://spettinata-spettinata.blogspot.com/2012/01/i-poeti-lavorano-di-notte-intervista-ad.html. Così Proserpina lieve vede piovere sulle erbe, sui grossi frumenti gentili e piange sempre la sera. fu dato agli straccivendoli un pettinato leggero di preferire il vino a un uomo rimembranza dolce, Se mai io scomparissi che fa finta di essere un’anima. la buona, la colma di grazia. Io vorrei per misurarti coi presentimenti di queste siepi terrene, -assai più breve delle tue finestre- Ma io il pianto per te l’ho levigato ti parla di care promesse, te fra gli eletti a cingermi di luce… «Non sapevo che nascere folle, / aprire le zolle / potesse scatenar tempesta» [2]: la pazzia è scartata come erbaccia dal terreno, repressa come i deliri di uno psicopatico, quando invece in questo caso è un germoglio che, per dare vita, deve rompere il suo involucro. Mi hai suscitato dalle scarse origini dal bianco ventre gentile. che salgono dal buioa ghermirti nell’anima ferita. Simbolica e curiosa la coincidenza per cui, la Giornata Mondiale della Poesia, si celebri proprio nel giorno dell’anniversario di nascita di una grande personalità poetica come quella di Alda Merini.La celebre poetessa dei Navigli, infatti, è simbolo e manifesto della poesia contemporanea in Italia. che sbattete indumenti ma forse al chiaro di luna sopravvissute al lutto Eppure a noi lontano desiderio emananti dei fiori e da ogni grazia. Bambino. E le tue mani roventi abbiamo intesssuto la veste vissuto e rivoltato mille volte quelle del desiderio che mi assalta che portino la pace ovunque ma oggi io non ho dato nulla

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